Elena Malakhatka | Case Intelligenti

Viviamo insieme a macchine intelligenti, che ci accompagnano nei compiti di tutti i giorni.

Smart Home per Smart People: cos’è diventata la nostra Casa?

L’esperienza della pandemia ha stimolato notevoli riflessioni sul nostro modo di vivere la casa, sul rapporto tra interno ed esterno, nonché sul valore emotivo che spesso associamo a luoghi e ambienti che percepiamo come familiari. 

Su questi aspetti si è interrogata per noi Elena Malakhatka, Fondatrice del VR SCI FEST, in occasione di EICS 2021. 

Costruire una casa è un atto denso di significati simbolici: in una certa misura significa costruirsi un giaciglio, un rifugio dal mondo esterno. La nostra casa è il posto in cui ci sentiamo protetti, dove possiamo rilassarci e essere semplicemente noi stessi, senza preoccuparci di farci vedere dagli altri. 

Per questo personalizziamo gli ambienti interni: ci inseriamo oggetti, colori e forme, li rendiamo armoniosi e piacevoli come fossero espressione della nostra identità.

Elena Malakhatka si chiede quali siano le motivazioni profonde che ci guidano quando costruiamo e decoriamo le nostre dimore: siamo condizionati maggiormente dalla Natura che ci circonda o dalla nostra Cultura? Se guardiamo al passato, l’evoluzione ci mostra che con l’uomo sono cambiate anche le sue abitazioni. Elena si muove su tre tappe indicative, per trasmetterci l’idea di quanto il nostro approccio alla casa sia cambiato: Preistoria – Rinascimento – Epoca Contemporanea.
Dalla Preistoria fino all’Età Rinascimentale abbiamo costruito le nostre case in relazione all’ambiente circostante. Case di pietra, di legno, di paglia, essenziali e integrate con la conformazione territoriale dello spazio esterno. Un significativo cambio di rotta si è verificato da Palladio in poi. L’inclinazione verso le arti e la grazia delle forme si è tradotta nel desiderio di portare bellezza e armonia fuori e dentro le nostre abitazioni. A quel tempo la distinzione tra dentro e fuori era piuttosto netta.

Oggi invece si registra una tendenza inversa. Le nostre case si popolano di fiori e piante di ogni genere, piccoli orti in vaso e serre di fortuna. Portiamo l’esterno all’interno, forse proprio perché di spazio verde ce n’è sempre meno specie nelle grandi città.

Secondo Malakhatka questo comportamento traccia una tendenza per il prossimo futuro. La Biennale Architettura 2021 ha fornito diversi spunti in questo senso, come dimostrato dalla proposta di EFFEKT: lo studio danese immagina città in equilibrio tra esterno ed interno, dove l’architettura umana convive e si integra con la materia viva della natura. 

Ma in questo scenario entra con determinazione anche la Tecnologia. Di fatto le nostre case sono già delle strutture perfettamente digitalizzate. Oggigiorno vengono creati costantemente nuovi artefatti per interagire con le nostre abitazioni: dalle porte automatiche agli assistenti vocali che ci consentono di accendere la luce o creare atmosfera con della musica. Secondo Malakhatka, la nostra mente è già abituata a considerare questi strumenti come parte integrante dei nostri ambienti interni. Anzi, se mancano ci sentiamo diminuiti. Immaginiamo una casa senza rete Wifi, senza una Smart Tv o una stufa da accendere con la sua app dedicata.
Di certo proveremmo frustrazione. Siamo così abituati a percepire questi servizi come essenziali che la loro assenza ci metterebbe a disagio.

Quindi, Elena lancia la sua provocazione: le nostre case somigliano sempre di più a un grande Computer. Raccolgono dati, dialogano con noi. Ricevono input e rilasciano output che ci permettono di vivere la casa in totale comfort: sono case intelligenti.

Allora perché ci spaventiamo di fronte all’idea di vivere attorniati da macchine intelligenti? La verità è che le nostre case sono già dominate dai Robot, anche se non hanno fattezze e sembianze umane. Le porte automatiche, i frigoriferi intelligenti, le luci che si spengono o accendono attraverso comandi vocali. Il nostro è un bias percettivo, un timore che associamo alla macchina umanizzata. Ma di fatto, viviamo già con loro. E lo faremo sempre di più.

 

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